OSPITI 2022
Non abbiamo nessuna ragione scientifica per sostenere che un sistema è migliore di un altro, a meno di affidarsi al determinismo storico o alla legge della giungla, per cui chi vince ha ragione perché vince
All’inizio di questa faccenda una ragazza mi ha chiesto se Bulgakov, che è nato a Kiev, è uno scrittore ucraino, io le ho risposto che Bulgakov è un grande scrittore. E, quando ho saputo che gli ucraini vogliono togliere dalle loro biblioteche i testi russi proprio in quei giorni mi sono imbattuto nel romanzo/biografia che a Bulgakov ha dedicato Alekesj Varlamov, che in quarta di copertina ha la citazione che segue: «Io considero la lotta contro la censura, di ogni natura e qualsiasi potere la sostenga, come un dovere dello scrittore allo stesso titolo degli appelli alla libertà di stampa. Io sono un feroce partigiano di questa libertà e dichiaro che uno scrittore che possa farne a meno somiglia ad un pesce che dichiara pubblicamente di poter fare a meno dell’acqua
La fortuna della mia generazione è stata l’essere costretta entro limiti rigidi, limiti politici sociali familiari e culturali che non ci hanno dato scelta se non quella di ribellarci e, in questo, sperimentare le nostre capacità, la nostra volontà, i nostri sogni.
Le ultime generazioni, al contrario, non conoscono limiti. Se il nostro sfogo erano le barricate, lo sfogo di questa generazione è lo spazio virtuale. Dal mio punto di vista un impoverimento sostanziale.
Paradossalmente l’essere malmenati dai poliziotti durante una manifestazione è pur sempre un’esperienza vitale, ti obbliga a fare conti seri, schiacciare un click per condividere una delle centomila cose che succedono nel mondo è un’esperienza insignificante, ti snerva, toglie vitalità. Un bagno di realtà è quello che salva le vite degli uomini, permette loro di essere contraddittori e cambiare, ritrovare uno sguardo nuovo e antico sulle cose
La dissipazione, l’eleganza, una certa aristocrazia del vivere, il non stare a misurare costi e benefici, il non mettere il proprio dio nella carriera, lo stupirsi e il lasciarsi andare, il perdersi sperando di ritrovarsi. L’inutilità, anche, ovvero l’appassionarsi a quello che non serve, l’abbracciare una causa proprio perché è una causa persa.
Siamo tutti contagiati, siamo tutti sequenziati, siamo tutti intercettati, siamo tutti sorvegliati – nel linguaggio, perfino nello sguardo – e siamo tutti destinati al compimento della democrazia.
Tutti collocati in quella batteria d’allevamento dove però, in luogo del mangime – coi bisogni primari generalmente soddisfatti – ci viene somministrata la solitudine.
È la società delle api, nell’apnea mielosa del pensiero unico.
E chi s’assembra da sé, peste lo colga!
È il desiderio, maschile e femminile, che oggi è il grande sconosciuto e il grande mistificato. Le varie identità sessuali o di genere che oggi ci vengono proposte nascondono una ignoranza totale delle profondità del desiderio, delle sue differenze, non solo di genere, ma di età, di geografia, di paesaggi, di erotismo. Oggi bisogna andare a cercare nelle mitologie indigene o nei romanzi per trovare qualcosa che ci parli ancora di desiderio.
https://www.indiscreto.org/come-e-cambiata-la-questione-maschile-negli-ultimi-dieci-anni/
Un tempo credevo che l’onestà fosse la caratteristica più importante per un politico. Oggi non lo penso più. L’onestà dovrebbe essere un prerequisito per fare attività politica ma oggi più che mai penso che chi decide di voler rappresentare il Popolo italiano in primis dovrebbe avere coraggio.
Coraggio di andare controcorrente, coraggio di schierarsi, coraggio di sfidare le strumentalizzazioni. Coraggio di mettere a repentaglio la propria carriera politica se necessario.
…L’umanità che si sta autodistruggendo – cognitivamente, emotivamente e politicamente – è quella che non ha resistito a fare proprio il messaggio suadente, ma letale, di Friedrich Nietzsche…
Il corrispondente di guerra è una figura che c’è sempre stata e sempre ci sarà, perché ciò che
fa la differenza, tra le agenzie, i massimi sistemi, le analisi di geopolitica, è il ‘campo’, cioè l’andare sul campo.
Ed è tutta un’altra storia, là annusi il conflitto, in trincea capisci cosa succede veramente in prima linea.
È un mestiere che si fa, almeno nel mio caso, per passione.
La vita non ha prezzo, non credo si faccia per altro, si fa per passione e servirà sempre.
Nei sogni dell’egemonismo Usa, il gigante asiatico dovrebbe implodere per essere sostituito
da un insieme litigioso di staterelli deboli e incapaci di sfidare il dominio imperiale.
Secondo tale patologia, un mondo plurale è inconcepibile. Le nazioni non possono convivere
pacificamente nella diversità, ciascuna con proprie caratteristiche ideologiche, sociali ed economiche.
No, questo non è consentito.
L’unico pregio è che la letteratura si svolge indipendentemente dal mondo dei letterati come un fuoco sotterraneo. Appunto che i grandi poeti e scrittori vanno cercati nel sottosuolo e nel sottoscala della letteratura. Dove non ci sono i riflettori, ma la riflessione. Il difetto è che siamo un paese di sciovinisti che credono nei premi e non nei libri e che chi sia in cima alle classifiche sia il grande scrittore del momento. Quando invece in letteratura, la quantità ha poco a che fare con la qualità.
La verità è che il mercato, da sé, non è assolutamente in grado di assicurare la crescita e lo sviluppo di un paese; al contrario, il tessuto produttivo di una nazione può fiorire solo laddove lo Stato intervenga attivamente per creare un circolo economico virtuoso, soprattutto nel bel mezzo di una devastante crisi economica come quella che stiamo attraversando da mesi (anzi, da anni). […] Va da sé, però, che per fare questo – cioè per poter sostenere l’economia attraverso la politica di bilancio e i disavanzi pubblici in particolare – lo Stato deve controllare le leve dell’economia, a partire da quella monetaria.
Senta, questa storia di mettere etichette è una manovra da imbecilli. Nel senso etimologico della parola: in baculum, gente che non ha cervello e allora si deve appoggiare a un bastone.
Questi imbecilli non hanno né senso del dialogo né senso del ragionamento.
Per costoro pure il Papa e addirittura Kissinger sono filo-Putin.
Poveracci.
La verità è che Aurelietto è stato uno sciuscià; il bambino figlio di uno dei Ladri di biciclette (il mio patrigno gli rassomigliava); è stato barista, piastrellista, macellaio, contadino, manovale, apprendista gemmologo, apprendista usuraio, apprendista venditore di gioielli, verduraio.
Aurelietto è stato è stato amico del grande falegname Scaramucci di Spoleto; di Angelino il Padreterno, grande restauratore, con il fratello Alvaro che vendeva i migliori baccalà della città. Aurelietto ha visto gli ultimi invalidi di guerra con gli arti e le stampelle di legno (altro che Pinocchio); ha visto i reduci garibaldini con la camicia rossa che cantavano nella notte tra le torce conficcate nelle crepe della antichissima casa del nonno: repubblicano e mazziniano.
Aurelietto ha visto i morti distesi sul letto in casa; a lui non è stata sottratta la morte come si usa fare adesso.
Nietzsche è il pensatore della libertà e della responsabilità, dell’io intimo che si pone alti compiti diventando così un destino. Per realizzare tutto questo, Nietzsche attraversa certo i sottosuoli
della décadence e della malattia, ma per ricercare la grande salute. Perché egli sa molto bene, come intuisce Heidegger nei suoi corsi accademici, che “lo sprofondare può essere contrastato soltanto con una elevazione ancora più potente e non mantenendo semplicemente l’altezza fin qui tenuta, perché, alla fine, questo ha come conseguenza il mero esaurimento”.
Nietzsche critica la democrazia e il socialismo perché avverte il rischio dell’equiparazione degli spiriti più liberi e creativi ai valori più bassi dell’intelligenza.
Il lavoro dello storico somiglia molto a quello del Pubblico Ministero. Deve ricostruire quanto accaduto. Sceglie le fonti di cui servirsi, i documenti, le testimonianze. Poi, in conclusione, tira le somme formulando una richiesta. Ricorre a tutta la sua capacità espressiva. Ma l’esito finale non lo decide lui. Sono altri che accettano, in tutto o in parte, la ricostruzione della sua verità.
Oppure la rifiutano. Il tempo della soddisfazione o della delusione è breve. Il giorno dopo si ricomincia.
Il giudice supremo dello storico sono i lettori.
Tra le tante cose che hanno cambiato l’essere umano nel corso della Storia ci sono l’uso degli utensili, la scrittura, il fuoco, ma un posto fondamentale lo occupa il rapporto con le altre specie.
Sono stati gli animali ad aprire all’immaginazione dell’essere umano degli spazi esistenziali che prima, per lui, nemmeno esistevano.
Mi dicono anarchico perché vado libero,
e poi di “destra”, perché sono un
assolutista totalitario energumeno teppista…
mi dicono quel che non sanno,
quando la mia terra è rossa di sangue,
la mia gente ha sempre tagliato gole
e la mia casa è quella memoria di lamenti.
Mi dicono…quando io non sono
che l’eccesso e l’oltranza…il paradosso, l’iperbole
o un azzimato ballerino di valzer…all’occorrenza.
Io so solo “che ho fatto la guerra”,
che ho ucciso, che ho razziato
e che…forse (causa voi, e la vostra falsa civiltà)
ancora non trovo, per me stesso, il pentimento.