Chiostro di Sant’Agostino | Pietrasanta | 11, 12, 13 ottobre 2024
Libropolis non fa storytelling, non aspira a diventare mainstream, o a diventare una sequela di stories su Instagram. Non vende storie per intrattenere il pubblico, ma anticipa il dibattito: a Libropolis discutiamo oggi di ciò su cui gli altri si accapiglieranno domani. Andando oltre l’effimera polarizzazione del dibattito pubblico, alimentata della tecnologia più avanzata e spregiudicata.
Un appuntamento imprescindibile per comprendere l’evoluzione della storia, che sancisce, diversamente da quanto ci avevano promesso, la fine delle illusioni su cui è stata edificata la società contemporanea, con le sue parole d’ordine, i suoi dogmi, i suoi idoli e le sfide che pone, invitando alla lettura di quei testi in grado di svelare la trama profonda della contemporaneità.
Libropolis non sarà più un festival del giornalismo tantomeno l’ennesima fiera per l’editoria, di cui l’Italia è già pervasa da nord a sud, in tutte le stagioni, ma qualcos’altro, qualcosa di nuovo e di diverso, almeno nella sua dimensione ideale”. Avevamo terminato la settima edizione di Libropolis con questa promessa, e ogni promessa a Libropolis è un debito nei confronti delle migliaia di persone che in tutti questi anni – ben sette – hanno contribuito alla crescita fisica e metafisica di questo appuntamento, diventato, nel tempo, un rito. In questi mesi ci siamo confrontati con gli editori, gli ospiti, i visitatori, i viaggiatori, abbiamo chiesto loro il significato profondo di Libropolis, cosa significa e ha significato loro partecipare edizione dopo edizione. Da questi scambi di visioni è emerso un principio, che va ben oltre l’esperienza ordinaria, o meglio “l’experience sensoriale” che va tanto di moda nel nostro tempo. Libropolis non si vive, Libropolis si abita con la propria esperienza, il proprio vissuto, le proprie idee. Senza complessi, e senza pregiudizi, nella civiltà della conversazione, nella libertà della provocazione. Libropolis è una città sospesa nel tempo e nello spazio, una città che non c’è, che si abita, lontana dall’inferno che viviamo tutti i giorni.
Nella “città che non c’è” i libri sono distanti, anziché “istantanei”, proiettati nel lungo periodo, ai confini dell’eternità, fuori dalla contingenza, e i loro autori, alle formalità, prediligono la forma, soprattutto se “démodé”.
È la nostra città, in cui eclettici, irregolari e visionari coabitano con chi è in grado, oggi, di anticipare le sfide di domani, fornendo nuove chiavi di lettura della contemporaneità.
Una città che convive con la complessità, osserva il disordine della realtà, l’ordine del presente, e anno dopo anno, prova a dare un ordine al caos, o il più delle volte a scompaginare le nostre esistenze